La “Madonna del Rosario” di Lorenzo Lotto grande protagonista a Roma
Nella grande mostra monografica “Lorenzo Lotto”, apertasi alle Scuderie del Quirinale in Roma il 2 marzo scorso, ruolo indiscusso di protagonista gioca la “Madonna del Rosario” di Cingoli. La maestosa tela (264×389), eseguita dal grande maestro veneziano tra il 1537 e il 1539 per l’altare maggiore della chiesa dei domenicani di Cingoli, occupa posizione di prestigio all’interno del percorso espositivo della mostra. Collocata in fondo alla prima galleria (dedicata alle opere di committenza religiosa) attrae e attira il visitatore sin da subito per avvolgerlo, una volta questi giunto al suo cospetto, nell’austerità serotina e profumata del suo fascino sublime.
(nella foto la porzione conclusiva della prima galleria con in fondo la “Madonna del Rosario”)
…
La mostra, a cura di Giovanni Carlo Federico Villa, si protrarrà fino al 12 giugno 2011.
…
…
“LORENZO LOTTO”
Presentazione dlla mostra
di G.Federico Villa
“O Lotto, come la bontà buono e come la virtù virtuoso, […] lo essere superato nel mestiero del dipingere, non si accosta punto al non vedersi agguagliare ne l’offizio de la religione. Talché il cielo vi restorarà d’una gloria che passa del mondo la laude”: così, nella aprile del 1548, Pietro Aretino si rivolgeva a messer Lorenzo Lotto, principiando una lunga stagione d’oblio che solo il Novecento saprà risarcire.
Sarà Bernard Berenson a sancirne la piena riscoperta nel dicembre 1894 con l’uscita del Lorenzo Lotto. An Essay in Constructive Art Cristicism, edito sull’onda della psicanalisi freudiana, tanto da scriver nel 1892 alla sorella “se fossi un artista, somiglierei al Lotto”. Presentato come “il primo pittore italiano a essere sensibile ai mutevoli stati dell’animo umano” e “Ciò fa di lui, in modo preminente, uno psicologo” tanto che “Mai nessuno, prima di Lotto, ha portato alla luce la vita interiore sul volto” un “[…] pittore psicologo in un’epoca che stimava quasi soltanto forza e gerarchia, un pittore personale in un’epoca in cui la personalità stava per diventare meno stimata del conformismo, evangelico di cuore in un paese su cui un cattolicesimo rigido e senza anima ogni giorno più rafforzava la sua presa”. Così che Zampetti, nell’Introduzione alla mostra veneziana del 1953 lo definiva “un pittore unico non solo nella storia dell’arte italiana, ma europea, genio rivelatore, senza precedenti, della propria anima, non staccato dai suoi personaggi ma vivo e in essi presente”.
Le esposizioni monografiche dedicate a Lotto si concluderanno nel 1998 con tre mostre a Washington, Bergamo e Parigi che celebreranno, in rapida successione e in tre prestigiose sedi, la vicenda artistica del pittore veneziano raccontandone la figura in un catalogo che offriva un punto di vista ancora oggi pienamente condivisibile. Trascorsi poco più di dodici anni sembra dunque ozioso tornare a presentare Lotto, da allora rade le acquisizioni critiche per giustificare una nuova summa monografica.
Che nasce da un’occasione. Negativa. Vi era infatti qualcosa di ben più grave da testimoniare e, soprattutto, un’azione precisa era richiesta. Una serie di sopralluoghi effettuati nella primavera del 2008 aveva messo in luce una situazione di grave sofferenza di numerose opere di Lotto, in alcuni casi capolavori celebrati su ogni manuale di storia dell’arte: completamente virata negli antichi restauri e divorata dai tarli si presentava la grande macchina del Polittico di San Domenico di Recanati; ferma a poco più di un vecchio livello di pulitura la Trasfigurazione, sempre nella Pinacoteca di Recanati; importanti sollevamenti e cadute di colore interessavano il Polittico di Ponteranica; drammatica la situazione in cui versava l’altare del San Nicola dei Carmini a Venezia. E via proseguendo.
Era dunque necessaria una vasta campagna di interventi, anche considerando come molte opere erano ospitate in luoghi certo problematici da un punto di vista conservativo e non vedevano da molti decenni azioni di tutela. Ma come agire, nella cronica mancanza di fondi e personale in cui versano da anni le Soprintendenze e i principali organi di tutela italiani?
Si è così attivato un progetto che si oserebbe definire virtuoso, rovesciando il concetto stesso di mostra, in cui tutto si risolve nella raccolta di opere per cento giorni d’esposizione. Si è immaginato un nuovo approccio, impostando un progetto territoriale triennale – 2010-2012 – volto al recupero degli itinerari lotteschi nelle tre principali regioni che ospitano le sue opere – Lombardia, Veneto e Marche – di cui la mostra non rappresenta che uno dei momenti salienti. Un’operazione che vede dunque partecipi, accanto alle Scuderie del Quirinale e al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, le Regioni, le Province, i Comuni, le Diocesi e le Soprintendenze competenti, attive in una vasta campagna di restauri che ha visto protagonisti enti come l’Istituto Superiore Centrale del Restauro e finanziatori grandi società italiane, intervenendo non solo su pale d’altare e dipinti ora presentati negli spazi delle Scuderie del Quirinale ma anche su quanto necessitava ed è rimasto poi in loco, non strumentale alla presentazione di Lorenzo Lotto.
Senza contare le opere che giungono dai paesi esteri, e che portano questa monografica di Lotto ad essere un evento eccezionale, forse la maggior esposizione mai dedicata al maestro veneziano, dei 38 dipinti italiani presenti in mostra 17 sono stati quelli restaurati in tempo per l’inaugurazione, di cui 11 pale d’altare o polittici.
Un dovere di tutela che si inscrive in quanto le Scuderie del Quirinale hanno fatto proprio con la triade di mostre dedicate ad Antonello da Messina, Giovanni Bellini – fondamentale l’intervento che ha visto protagonisti la Pala di Pesaro e la sala museale che la ospita, ora climaticamente idonea ad accogliere la grande macchina d’altare – e Lorenzo Lotto.
Un ciclo di esposizioni aperto con i transiti italiani di Antonello da Messina, dalla natia Sicilia a Napoli e Venezia, proseguito con il grande unificatore del linguaggio pittorico italiano, Giovanni Bellini ed emblematicamente chiuso, l’anno del Centocinquantesimo dell’Unità d’Italia, con Lorenzo Lotto: veneziano di nascita, trevigiano, bergamasco e marchigiano d’elezione. Tanto da esser artista di cui si è perduta la percezione dei natali, considerato figlio a Bergamo e nelle Marche la sua opera essendo entrata nell’immaginario dei luoghi in cui è ospitata, si chiamino Ponteranica, Sedrina, Trescore Balneario, Monte San Giusto o Mogliano.
Nato intorno al 1480 e cresciuto certamente a Venezia, figlio di un Tommaso, non possediamo alcuna documentazione circa la formazione giovanile di Lorenzo Lotto, che pure dimostra fin dalle prime opere di conoscere a fondo Giovanni Bellini e Alvise Vivarini, le cui botteghe assai probabilmente frequentò. Forse per diretto interessamento del vescovo Bernardo de’ Rossi, sotto la cui protezione ebbe le prime committenze, si stabilì a Treviso, dove risiede nel 1503. Qui, a contatto con gli ambienti umanisti, realizza i primi ritratti, le tele di devozione privata e alcune pale d’altare, subito di altissimo livello. La breve distanza fra la città della Marca e la Serenissima permettono a Lorenzo di aggiornarsi su gusti e novità cittadine, e di conoscere anche personalmente Albrecht Dürer, la cui presenza è attiva nella maturazione pittorica del nostro, particolarmente nell’Apparizione della Vergine ai santi Antonio abate e Ludovico da Tolosa, compiuta nel 1506 per la confraternita dei Battuti di Asolo. In quell’anno i domenicani di Recanati, titolari della più importante chiesa nella ricca cittadina, florido centro commerciale, commissionano al pittore una prestigiosa ancona. Lotto si trasferisce con un aiuto nel convento di San Domenico, dove porterà a termine l’imponente lavoro con totale soddisfazione dei frati, che continueranno in vario modo a proteggerlo e aiutarlo. La fama del grandioso polittico circola rapidamente, dalla vicina Loreto al Vaticano, dove il pontefice chiama il pittore per decorare alcune stanze, nel 1508. Il soggiorno romano, di poco più di un anno, fu quanto mai utile per Lotto, anche se purtroppo nulla ci resta, ma l’ambiente era troppo competitivo e forse il suo stile troppo anticlassico per essere pienamente apprezzato. Dunque si allontanò da Roma per tornare nelle Marche. Dove, a Jesi, realizza opere che risentono dell’incontro con Raffaello, sempre operando per edifici ecclesiastici e compagnie religiose. Probabilmente ancora tramite i domenicani partecipa e vince la gara per una grande pala d’altare a Bergamo, offerta da Alessandro Martinengo Colleoni, condottiero filoveneziano. Apparsa come novità modernissima, capace di sintetizzare colore veneziano e densità lombarde, la pala era uno straordinario “biglietto da visita”. Così dal 1513 Lorenzo Lotto vive a Bergamo, libero e stimato, con una clientela privata che annovera le più importanti famiglie patrizie. Per loro comincia a realizzare opere da cavalletto: ritratti fra i più belli del Cinquecento, diverse opere di devozione privata, altre interessantissime pale d’altare e un vasto ciclo di affreschi che compiutamente decorano un oratorio di campagna, a Trescore Balneario: storie di ambientazione popolaresca, con una freschezza di toni e sentimenti, velocità di stesura e varietà d’accenti che ancora ci entusiasmano. Le commissioni però tendono a scemare: pur avendo ancora in corso il contratto per fornire i disegni degli stalli del coro di Santa Maria Maggiore, cui continuerà a dedicarsi con passione e precisione, Lotto, che sempre opera per privati e ordini religiosi, preferisce andare a Venezia da cui, tra l’altro, potrà inviare con più comodità, per via d’acqua, le sue tele e tavole nelle Marche, ove mantiene ottimi rapporti. Dal 1526 è dunque stabilmente in laguna. Continua a lavorare per committenti privati, ma ha anche un ordine prestigioso nel 1529 per la chiesa di Santa Maria dei Carmini: il San Nicola in gloria con i santi Giovanni Battista e Lucia, per cui diventa ovvio l’accostamento ai modi di Tiziano, il pittore allora sovrano in città. In generale però il periodo veneziano non è ricco di soddisfazioni, anzi. Lo spazio delle grandi committenze, con la pittura di storia e per il patriziato, gli è precluso. Lotto produce sempre per le Marche, per Jesi anzitutto, con la Pala di Santa Lucia del 1532 e l’eccezionale Crocifissione nella chiesa di Santa Maria in Telusiano, firmata e datata “Lotus 1531”, in Monte San Giusto, presso Fermo. Un episodio di drammaticità assoluta, una scena visionaria sovrastata da croci altissime su cui si consumano tragedie cosmiche e individuali.
LORENZO LOTTO: UNA VITA
Un documento datato 29 agosto 1532 indica che in quel giorno Lotto è momentaneamente a Treviso: qui riesce ancora ritrattista perfetto con la Gentildonna in veste di Lucrezia, realizzata intorno al 1533. Poi probabilmente raggiunge nuovamente le Marche, dove si fermerà, sembrerebbe ininterrottamente, fino a quel 1539 in cui compirà la Madonna del Rosario per la chiesa di San Domenico a Cingoli. Lo troviamo ancora ad Ancona, poi a Macerata, in una fase di intensa attività e sempre di capolavori.Ma è ormai stanco e vorrebbe tornare definitivamente nella natia Venezia. Spera di accasarsi da un nipote, Mario d’Armano, che ha famiglia e attività prestigiosa: con lui abiterà dal 3 luglio 1540 fino al 17 ottobre del 1542: nel marzo di quell’anno termina l’Elemosina di Sant’Antonino per la Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, ultima commissione pubblica a Venezia. Probabilmente visse quel periodo con un certo prestigio, spendendo molto denaro, ma per diverse ragioni la vita familiare piegò verso rapporti più difficili da sostenere. Va allora a Treviso, presso l’antico amico Giovanni dal Saon. Spera ancora in questa nuova sistemazione, vuole “viver e morir in casa sua in amore e terminj da christiani sapori, boni amici et vinculo del San Joanne et como padre e fiol”.Da allora fino alla morte nel 1556, dunque dall’età di poco più di sessanta anni ai settantasei, la produzione pittorica di Lotto sarà ancora intensa. Riusciamo a seguirla con precisione attraverso il suo Libro di spese diverse, iniziato nel 1542. Seguiamo i suoi movimenti, le sue fatiche e le sue difficoltà. Cambierà molte abitazioni, moltissimi aiuti, produrrà tanto ma sarà sempre meno pagato, sempre più emarginato e a volte anche umiliato da una clientela sempre più tirchia. Dal 1545 lascia definitivamente Treviso, dove ha pochi clienti, e torna a Venezia. Poi altri viaggi nelle Marche: è ad Ancona nel 1550. È stanco, e impoverito: decide di tentare una lotteria, e vende solo sette quadri. Un uomo solo e deluso, che si sente sull’orlo della miseria, è il Lorenzo Lotto che l’8 settembre 1554 si fa oblato alla Santa Casa di Loreto. Vivrà ancora due anni attivi e forse più sereni, dipingendo per i confratelli del grande santuario. In una data di fine autunno del 1556, si spegne, solo con le ombre dei suoi ultimi, commoventi dipinti.
LA TECNICA DI LORENZO LOTTO
Come già per Antonello da Messina, per Giovanni Bellini e per Caravaggio, la mostra sarà anche occasione per un ampio riesame degli stati conservativi e della tecnica delle opere di Lotto. Nel periodo di transizione tra le prassi pittoriche quattrocentesche e quelle che saranno le novità cinquecentesche nell’Italia settentrionale, caratterizzate da personalità quali Leonardo e Giorgione, come pure dall’ultimo Giovanni Bellini, frequenti appaiono infatti le sperimentazioni tecniche. Novità sia in merito all’uso del disegno sottostante, impiegato come base per la costruzione del dettato figurativo, sia, soprattutto, in relazione ai materiali adoperati nella pittura. Studi recenti, condotti su diverse opere di Lorenzo Lotto in collezioni pubbliche in prevalenza straniere, hanno mostrato non solo un uso disinvolto di impasti cromatici atti a ottenere colorazioni “nuove” ma anche l’impiego di pigmenti mai prima documentati in pittura, quali un giallo di antimonio in forma, ancora poco nota, di vetro macinato: probabilmente il “zalolin de vazari” citato nel Libro delle spese diverse ove Lotto annota un po’ di tutto, in un’umile cronaca fatta di commissioni di lavoro, di quadri fatti e venduti, di soldi ricevuti e da ricevere.
Analoghe considerazioni si ritiene possano farsi, alla luce di ampie e nuove campagne di analisi, per altri pigmenti quali il blu di smalto, le lacche rosse, ulteriori qualità di azzurrite e altri pigmenti che gli artisti più attenti provavano sulle loro tavolozze. Pigmenti che saranno parte delle cromie per certi versi rivoluzionarie proprio di Lotto e poi Tiziano, Tintoretto e Veronese.
Elenco delle opere in mostra
Triplice ritratto di orefice (Bartolomeo Carpan?), 1530 circa
olio su tela, 52×79 cm
Vienna, Kunsthistorisches Museum, Gemäldegalerie
Madonna con il Bambino e i santi Caterina d’Alessandria e Tommaso, 1528 – 1530
olio su tela, 116,5×152 cm
Vienna, Kunsthistorisches Museum, Gemäldegalerie
Madonna con il Bambino e i santi Rocco e Sebastiano, 1521-1524
olio su tela, 81,8×108,5 cm
Purchased 1976
Ottawa, National Gallery of Canada
Ritratto di uomo con cappello di feltro, 1541 circa
olio su carta montata su tela, 57,8×46,5 cm
Purchased 1998
Ottawa, National gallery of Canada
Busto di donna (Giovanna de’ Rossi vedova Malaspina?), 1501-1502
olio su tavola,36×28 cm
Digione, Musée des beaux-arts
Cristo portacroce, 1526
olio su tela, 66×60 cm
Parigi, Musée du Louvre – Départment des Peintures
San Girolamo nella selva, 1506
olio su tavola, 48×40 cm.
Parigi, Musée du Louvre – Départment des Peintures
Commiato di Cristo dalla madre con Elisabetta Rota, 1521
olio su tela, 126×99 cm
Berlino, Staatliche Museen, Preussischer Kulturbesitz, Gemäldegalerie
Ritratto di architetto (Jacopo Sansovino?), 1536 circa
olio su tela, 105×82 cm
Berlino, Staatliche Museen, Preussischer Kulturbesitz – Gemäldegalerie
La Vergine assunta tra i santi Antonio abate e Ludovico da Tolosa, 1506
olio su tavola, 175×162 cm
Asolo, Cattedrale
Nozze mistiche di santa Caterina con il donatore Niccolò Bonghi, 1523
olio su tela, 189,3×134,3 cm
Bergamo, Accademia di Carrara
Ritratto di Lucina Brembate, 1523 circa
olio su tavola, 52,6×44,8 cm
Bergamo, Accademia di Carrara
Sacra Famiglia con santa Caterina d’Alessandria, 1533
olio su tela, 81,5×115,3 cm
Bergamo, Accademia di Carrara
San Domenico risuscita Napoleone Orsini, nipote del cardinale di Fossanova, 51,8×97,5 cm
Cristo deposto nel sepolcro, 50,9×96,8 cm
Lapidazione di santo Stefano (predella della Pala di San Bartolomeo) 51,2×97,1 cm
1516
Olio su tavola
Bergamo, Accademia di Carrara
Madonna con il Bambino e i santi Giovanni Battista e Caterina d’Alessandria, 1522
Olio su tela, 74×68 cm
Collezione privata
Pala di San Bernardino
Madonna in trono con il Bambino e i santi Giuseppe, Bernardino da Siena, Giovanni battista e Antonio abate e angeli, 1521
olio su tela, 300×275
Bergamo, Chiesa di S. Bernardino
Trinità, 1523-1524
olio su tela, 170×115
Bergamo, Chiesa di Sant’ Alessandro della Croce (in deposito temporaneo presso il Museo Bernareggi)
Adorazione dei pastori, 1534 circa
olio su tela, 145,5×166,5 cm
Brescia, Musei Civici d’Arte e Storia – Pinacoteca Tosio Martinengo
Madonna del Rosario
Madonna in trono col Bambino tra i santi Domenico, Maddalena, Vincenzo Ferrer, Esuperanzio, Caterina da Siena e Pietro martire, Giovannino con due angeli e quindici Misteri del Rosario, 1539
olio su tela, 384×264
Cingoli, Spazio museale, Chiesa di San Domenico
Susanna e i vecchioni, 1517
olio su tavola, 66×50 cm
Firenze, Galleria degli Uffizi
Istituti museali della Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Fiorentino
Angelo annunciante, 1526-1527
olio su tavola, 86×42 cm
Jesi, Pinacoteca comunale, Palazzo Pianetti
Vergine annunciata, 1526-1527
olio su tavola, 86×42 cm
Jesi, Pinacoteca comunale, Palazzo Pianetti
San Cristoforo tra i santi Rocco e Sebastiano, 1535 circa
Olio su tela, 276×240
Loreto, Museo Antico Tesoro della Santa Casa Delegazione Pontificia per il Santuario della Santa Casa di Loreto della Santa Casa di Loreto
La Fortuna infelice abbattuta dalla Fortezza, 1550 circa
Olio su tela, 50,5x 46 cm
Urbino, collezione privata in deposito presso il Museo della Santa Casa di Loreto, 2002
Presentazione di Cristo al tempio, 1554 – 1556
Olio su tela, 172×136,5 cm
Loreto, Museo Antico Tesoro della Santa Casa
Delegazione Pontificia per il Santuario della Santa Casa di Loreto
Assunzione della Vergine, 1511-1512
olio su tavola, 29,4×60
(superficie dipinta: 25,6×56,5)
Milano, Pinacoteca di Brera
Ritratto di Febo da Bressa (Brescia?), 1543-1544
olio su tela, 82×78 cm
Milano, Pinacoteca di Brera
Ritratto di Laura da Pola, 1543-1544
olio su tela, 90×75 cm
Milano, Pinacoteca di Brera
Ritratto del vescovo Bernardo de’ Rossi, 1505
olio su tavola, 52×40 cm
Napoli, Museo di Capodimonte
Polittico di Ponteranica, 1525
nell’ordine inferiore:
al centro: San Giovanni Battista, olio su tavola di pioppo, 135×70 cm
ai lati: San Pietro, olio su tavola di pioppo 118×57 cm
San Paolo, olio su tavola di pioppo, 118×57 cm
nell’ordine superiore:
al centro: Il Redentore, oilo su tavola di pioppo, 135x70cm
ai lati Angelo annunciante, olio su tavola di pioppo, 75×55 cm
Vergine annunciata, olio su tavola di pioppo, 75×55 cm
Ponteranica, Parrocchia dei Santi Alessandro e Vincenzo Martiri in Ponteranica
nella cimasa
Cristo morto sul sarcofago sorretto da due angeli (Pala di santa Cristina al Tiverone),1504 – 1506
olio su tavola di pioppo, 90×179 cm
Quinto di Treviso, Chiesa parrocchiale di Santa Cristina al Tiverone
Madonna col Bambino tra i santi Pietro, Cristina, Liberale e Girolamo, 1504 – 1506
olio su tavola di abete, 177×162
Quinto di Treviso, Chiesa parrocchiale di Santa Cristina al Tiverone
Annunciazione, 1534-1535 circa
Olio su tela 166×114 cm
Recanati, Museo Civico, Villa Colloredo Mels
Polittico di San Domenico, 1508
olio su tavola, 450x 350 cm
Recanati, Museo Civico Villa Colloredo Mels
Trasfigurazione di Cristo, 1511 – 1512
olio su tavola, 300×203 cm
Recanati, Museo Civico Villa Colloredo Mels
Giuditta con la testa di Oloferne, 1512
olio su tavola, 28,8×23,4
Roma, Collezione BNL Gruppo BNP Paribas
Ritratto di gentiluomo con lettera(Fioravante Avogaro), 1543
olio su tela, 74,5×59,5 cm
Collezione privata
Madonna in gloria con il Bambino e i santi Andrea e Girolamo, 1535
olio su tela, 251X139 cm
Roma, collezione privata
Madonna col Bambino tra i santi Ignazio di Antiochia e Onofrio, 1508
olio su tavola, 53×67 cm
Roma, Galleria Borghese
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Roma
Ritratto di gentiluomo, 1535
olio su tavola, 118×105 cm
Roma, Galleria Borghese
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Roma
Nozze mistiche di santa Caterina con i santi Girolamo, Giorgio, Sebastiano, Nicola di Bari e Antonio abate, 1524
olio su tela, 98×115 cm
Roma, Galleria Nazionale d’Arte Antica di Roma Palazzo Barberini
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Roma
San Girolamo nella selva, 1509 circa
olio su tavola, 85,5×61,7 cm
Roma, Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Soprintendenza Speciale per il patrimonio Storico artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Roma
La Castità mette in fuga Cupido e la Lussuria, 1530
Olio su tela, 73×114 cm
Roma, Galleria Pallavicini
Ritratto di balestriere, 1552
olio su tela, 92×74 cm
Roma, Pinacoteca Capitolina
Ritratto di domenicano del convento di san Zanipolo ( Marcantonio Luciani?), 1526
olio su tela, 78×67 cm
Treviso, Musei Civici
Elemosina di Sant’Antonino, 1542
olio su tela centinata, 332×235 cm
Curia Patriarcale di Venezia
Venezia, Basilica dei santi Giovanni e Paolo
San Nicola in gloria con i santi Giovanni Battista e Lucia, 1527-1529
olio su tela centinata, 335×188 cm
Venezia, Chiesa di Santa Maria dei Carmini
Ritratto di giovane gentiluomo (Cristoforo Rover), 1532
Olio su tela, 98×111 cm
Venezia, Gallerie dell’Accademia
su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Putto che incorona un teschio, 1523-1524
olio su tela, 52 x 51 cm
Alnwick Castle, Collection of the Duke of Northumberland
Ritratto di Giovanni Agostino e Nicolò della Torre, 1515
Olio su tela, 85×68,2 cm
London, The National Gallery. Bought, 1862
Ritratto di Andrea Odoni, 1527
olio su tela, 104,6 x 116,6 cm
Hampton Court, The Royal Collection
Lend by her Majesty Queen Elisabeth II
San Girolamo penitente, 1513-1515 circa
Olio su tavola, 55,8×40 cm
Sibiu, Brukenthal National Museum
Ritratto di gentiluomo su terrazza, 1533-1534
olio su tela, 108,2 x 100,5 cm
Gift of the Hanna Fund, 1950.250
Ohio, Cleveland Museum of Art
Fra’ Gregorio Belo di Vicenza, 1547
olio su tela, 87,3×71,1 cm
New York, The Metropolitan Museum of Art, Roger Fund, 1965
Ritratto di Giovanni Giacomo Bonamigo con il figlio Giovanni Antonio, 1544
olio su tela, 89,2 x 74,6 cm
Philadelphia Museum of Art, John G. Johnson Collection, 1917
Laura in Valchiusa (sogno di fanciulla), 1506 circa
olio su tavola, 42,9×33,7 cm
Samuel H. Kress Collection, 1939
Washington, National Gallery of Art
Allegoria degli appetiti dell’anima razionale (Allegoria della Virtù e del Vizio), 1505
olio su tavola, 56,5×42,5 cm
Washington, National Gallery of Art
Samuel H. Kress Collection, 1939